Il lavoro di Jim Leonard (Vivation)

Il LAVORO DI JIM LEONARD copyright Paolo Tagliolato 2013

Questo è un lavoro che mette le persone in una nuova condizione; fornisce strumenti utilizzabili da subito, efficaci, facili da usare.

Vivation è stato un passo avanti estremamente significativo nella storia della psicologia per il benessere ma è anche un lavoro impegnativo.

Jim leonard ha infatti sviluppato una ricerca che implica come poche altre la responsabilità personale dei risultati.

Ogni apprendimento è finalizzato ad aumentare la propria capacità di diventare autonomi nella risoluzione delle proprie problematicità e quindi una liberazione da ogni dipendenza.

Negli anni ’70 Jim partì dal rebirthing, essendo uno dei 12 allievi di Leonard Orr.

Orr intuì alcune potenzialità del lavoro con la respirazione circolare ma tutto veniva svolto in modo molto casuale e sulla base di idee non verificate. Pur essendo chiaramente una fase esplorativa diede luogo ad un movimento piuttosto vasto e strutturato, che si appoggiava su comode convinzioni piuttosto che su conoscenze reali.

Il rebirthing affiancò poi al lavoro fisico una cospicua parte di lavoro psicologico parallelo, a mio avviso di un certo fascino e con intuizioni importanti ma che nulla aveva a che fare con il nocciolo della funzionalità e della tecnica.

Nel suo articolo “differenze tra Vivation e Rebirthing”, Jim Leonard chiarì il senso della sua ricerca:

si poteva operare nel più completo benessere: la sofferenza, sapendo gestire le condizioni, non era affatto necessaria. Essa veniva scambiata per….”efficacia” !

La risoluzione (integrazione) non poteva essere ricercata,

poiché ogni intenzione ne avrebbe impedito il manifestarsi. Ogni risultato avviene spontaneamente quando si sappia stare all’interno di alcune specifiche condizioni.

E’ appurato che l’intenzione porta fuori dal risultato voluto (quinto elemento) e questo si riflette sul punto che segue

La ricerca ossessiva di riprovare la nascita (re-birth) non solo impediva altre

integrazioni, ma non aveva neppure senso, dato che non è vero che tutti i problemi di una

persona derivano dalla sua nascita.

La respirazione circolare non è solo un attivatore, è anche uno strumento per la gestione

degli stati interni, regolatore del volume delle sensazioni fisiche e componente essenziale

per un processo privo di sofferenza (primo elemento).

Vivation viene concepito come strumento “portatile”, cioè a disposizione di ogni individuo consapevole ed allenato che si prenda la responsabilità dei suoi risultati momento per momento.

Per cui si usciva da ogni idea di dipendenza dal coach o terapeuta o altro.

La temporanea presenza di un insegnante é necessaria perchè ci sia un apprendimento efficace della tecnica.

Anche Jim, dopo il 1990, resosi conto della realtà di questo procedimento, poco migliorabile, dato che la chiarificazione delle funzioni era ormai arrivata ad un livello non superabile, ha poi tentato un approccio in parte psicologico. Ma non ha aggiunto poi molto.

Per insegnare la tecnica io ho trovato linguaggi più adatti e completi, ad esempio nella PNL o attraverso il linguaggio Eriksoniano.

Il lavoro di Jim ha avuto un relativo risalto, se rapportato alla qualità del lavoro tecnico,

dato il suo costante rifiuto di costruire uno specifico marketing come è stato invece fatto

con il rebirthing.

E’ poi un lavoro “senza confini”: infatti ogni essere umano può imparare ad applicarlo, al di là di ogni differenza di razza o cultura.

Insegnarlo è difficile perchè bisogna prima saperlo fare veramente bene per sé, e poi perchè ogni individuo, con la sua storia e la sua cultura, le sue convinzioni, i suoi comportamenti strutturati, le sue abitudini, le sue paure, etc. ha modi diversi di capire, di imparare e di applicare.

Questo metodo è semplice perchè è la sintesi di un enorme lavoro di ricerca. Ma diverse sono le difficoltà che incontra nell’applicazione, le resistenze, i risultati.

Non tutti accettano di essere protagonisti del proprio cambiamento, la maggior parte della gente desidera che il cambiamento avvenga, come evento spontaneo, benefico, tipo lotteria, o che qualcun altro ci tolga le castagne dal fuoco e ci risolva il problema.

Oggi è diventato ancora più importante utilizzare le proprie capacità di ottenere l’integrazione:

la pace sembra allontanarsi, le condizioni di vita sono sempre più critiche, le difficoltà aumentano.

Integrare è gratis, non richiede un posto, serve a tutto.

Forse mai come ora, che sono anche un po’ crollate le illusioni della new age, è diventato importante che ognuno faccia la sua parte per ottenere una vita più serena e semplice, e questo vale per tutto il mondo.

INTEGRAZIONE E COMPORTAMENTO

Nel corso della vita, ogni evento trova risonanza dentro di noi attraverso la manifestazione dei processi emozionali, che sono la nostra risposta automatica in termini di energia.

Noi, non rispondiamo solo alle situazioni, ma anche reagiamo all’emozione in sé cioè riflettiamo sulla nostra risposta.

Le nostre reazioni trovano, ad accoglierle, una mente non sempre preparata, specie da bambini: se l’emozione a volte sarebbe in sé accettabile, a volte è l’interpretazione

renderla inadeguata ed a creare turbamento.

Accade così che il disagio derivato da ciò che pensiamo dell’emozione o dell’esperienza diviene la vera esperienza negativa con cui dobbiamo confrontarci e che viene fissata

nella memoria.

Ogni volta che percepiamo una sensazione simile scatta il collegamento con quella emozione ed anche se, per anni, ciò non è avvenuto, può accadere che riemerga improvvisamente .

Quando parliamo di memoria intendiamo un complesso sistema che immagazzina in ogni cellula (nella memoria cellulare) dati ed informazioni provenienti dalle esperienze, come se

tutto il corpo fosse un enorme cervello.

Gli studi sulla Respirazione Circolare hanno chiarito che essa è un potente “riattivatore” della memoria, favorendo il passaggio delle informazioni dall’inconscio al conscio

attraverso l’azione di stimolazione della parte energetica delle cellule.

Ecco perché, quando l’esperienza viene riportata al momento presente, è possibile riviverla con la maturità e le risorse che, nel tempo, la persona ha sviluppato e diventa così possibile la sua ristrutturazione e la conseguente disattivazione di comportamenti che erano la diretta conseguenza dell’emozione originale provata.

L’abilità di integrare, una volta acquisita, ci permette di usare questo processo anche “mentre” stiamo vivendo una qualsiasi esperienza, nel presente della vita quotidiana.

Ma come fa un’emozione a condizionare i nostri comportamenti ?

Le emozioni sono produzioni di energia che noi possiamo percepire all’interno del nostro corpo. A seconda dell’emozione avremo disponibilità di energia di tipo differente che sarà utilizzabile per azioni diverse.

Se la risposta alla percezione di queste forze interne sarà di accettazione, di apertura, di disponibilità e saremo in grado di convivere con esse, la percezione sarà almeno in parte

piacevole e potremo usare l’emozione come fonte di energia per agire in modo naturale.

Se, al contrario, non ci sentiremo adeguati alle percezioni, le sentiremo inadatte, strane o fuori misura, la tendenza sarà di reprimerle.

Il tentativo di cancellazione avrà però il solo esito di togliere dalla coscienza quello che non ci piace, trasferendo le informazioni in una zona inconscia dove esse staranno attive, vigili, in guardia, per tutelarci nel caso che possa succedere di nuovo la cosa che ci ha turbato.

Sarà la mente inconscia ad organizzare convinzioni, decisioni e comportamenti tali da

impedirci di cascare di nuovo nella trappola.

Ad esempio una persona che reprime una forte delusione potrebbe decidere inconsciamente di non sentire mai più quelle sensazioni che non ha saputo capire ed accettare. Per questo potrebbe creare delle convinzioni quali “non puoi aspettarti nulla di buono dagli altri” o “alla fine chi ti ama poi ti frega” oppure “non vale la pena di innamorarsi” etc. che la terranno lontana da relazioni intime che potrebbero deluderla.

Questi pensieri modificano direttamente l’agire della persona che ha tuttavia sempre la  possibilità di diventarne consapevole nel momento in cui il suo stato o i suoi risultati non saranno come egli desidera.

L’ integrazione delle sensazioni fisiche, disattiva tutta l’esperienza emozionale, mente ecorpo, e disattiva anche le convinzioni e decisioni che da essa erano derivate, liberando la persona da comportamenti obbligati.

Quindi è importante capire bene, da questo momento, come si produce l’Integrazione. Non esagero se affermo che essa è un mezzo per salvarsi. Ogni conflitto che c’è nel mondo viene da emozioni non integrate.

E’ con ogni probabilità più importante saper integrare che saper leggere e scrivere. Integrare deve diventare un abitudine (consapevole), un abito mentale, una propria abilità

al massimo grado da usare sempre. La nostra attenzione va portata sempre per prima cosa sul nostro vissuto emotivo ed usata al servizio dell’integrazione.

Comincia subito.