Perché rivolgersi ad un counselor

Nella vita di una persona accadono molte cose: se volessimo misurarle con un termometro che segna la loro gravità la maggior parte di esse sarebbero di bassa intensità.

Non è detto però che questa normalità non sia costituita anche da problemi, piccoli ostacoli, situazioni sgradevoli, quesiti non facilmente risolvibili, insoddisfazioni, difficoltà o incapacità.

Ci sono i momenti di disorientamento, le stanchezze, quello che non funziona più come prima.

Poi vi sono i bisogni, le aspirazioni, i desideri, le relazioni, gli obiettivi.

C’è anche la vita interiore, la vita dello spirito, i pensieri, i ricordi.

E il corpo, con la sua storia, anzi, le sue storie, continuamente diverse.

Il tutto, do per scontato, in un insieme che tende alla crescita, consapevole o no, verso una propria strada.

E ognuno di noi vive tutte queste cose procedendo, con più o meno fatica, più o meno successo, verso la sua meta, che il più delle volte è sconosciuta anche se desiderata.

La ricerca di un compagno di strada esperto è cosa delicata, bisogna incontrarsi, piacersi e scegliersi.

E poi valutare insieme obiettivi e risultati.

Per secoli gli aiuti venivano da vecchi, esperti della vita, depositari di conoscenze antiche o studiosi, o religiosi.

Essi avevano spesso intuizioni prodigiose o “sapevano”.

In generale quella saggezza si è persa, tutti sanno tutto, parlano di tutto come se sapessero, trattano argomenti che richiedono decenni di studio dopo avere letto magari un articolo su una rivistina alla moda.

Il counselor è, come dire, un primo livello.

Nessuno di noi, sentendosi male, prenoterebbe una visita dall’esperto oncologo; si va prima dal medico di base. Lui ascolta, valuta e, se vi sono veramente situazioni serie che lo richiedono, procede ad un invio per ulteriori passi terapeutici.

Se il caso è alla sua portata dispone di metodi molto ben strutturati per intervenire in modo preciso, in vista di risultati.

 

 

Quindi il Counselor esperto confronta il racconto del cliente, in modo da aprirlo e svelarne parti nascoste o ambigue: il risultato è che la persona fa delle scoperte che aumentano la sua curiosità e resta sorpreso da quante cose non sa e scopre di sé e di ciò che credeva.

Scopre cose della vita e storia familiare, anche molto lontana, che mai poteva immaginare che avessero un rapporto col problema ed a cui non aveva dato la minima importanza.

Scopre che cose attribuite al caso o ad altri sono in realtà una sua diretta responsabilità, o frutto di sue scelte; oppure, al contrario, scopre che le sue azioni ed i suoi comportamenti sono originate da avvenimenti di cui egli è solo un inconsapevole vittima.

Poi, procedendo, identifica le convinzioni o le decisioni che guidano il suo comportamento attuale, limitandolo;

Spesso trova risorse insospettabili, laddove pensava di esserne sprovvisto: capisce magari che la sua famiglia, il padre, la madre, gli hanno voluto molto bene, anche se credeva di no, o che in alcuni momenti aveva interpretato male le loro intenzioni.

Capisce che le sue azioni ed i suoi comportamenti spesso hanno uno scopo essenzialmente positivo o almeno che nella vita egli poteva fare solo quello che ha fatto;

E vengono anche a galla i motivi per cui tante cose venivano inconsciamente nascoste.

Il risultato di tutto ciò, è la predisposizione al cambiamento perchè passa dal timore della scoperta al piacere e alla curiosità della scoperta, e comincia a leggere la sua vita in un modo diverso.

E’ questo un primo passaggio che il Counselor può far fare al cliente annullando il timore di trovare brutte cose o di aumentare le sue sofferenze.

Tante persone temono proprio questo: “non voglio soffrire ancora, è meglio lasciare tutto com’è”; non sanno che la scoperta di sé libera emozioni molto belle, apre il cuore a sentimenti diversi, ed apre la mente permettendole finalmente di percorrere la via della gioia e della speranza.

Così, come Pollicino, si pongono i sassolini per segnare il sentiero che porterà alla soluzione. Un sentiero che percorreremo insieme.