E’ necessario per forza vivere delle esperienze negative? Purtroppo esse sono inevitabili. Una vita è vita anche per questo. Ci chiediamo “perché proprio a me?” o “perché questa cosa?” e cerchiamo di allontanarle da noi. Ma se la realtà è così, non c’è nessun vantaggio nel negarla.
Il disagio può invece rappresentare un valore, una via verso l’evoluzione personale. In esso c’è una potenziale fonte di utilità, anche se può essere alquanto difficile da percepire. Ma è proprio vero che bisogna passare attraverso prove così ardue? Non c’è una via più piacevole per evolversi?
La vita si svolge come una massa di energie caotiche, che prendono forme diverse dentro e fuori di noi.
Spesso per cercare di comprenderle usiamo la logica, ma questo genera una reazione negativa: le nostre interpretazioni ci fanno soffrire. Qualcuno sostiene che certe forme di patologia vengano proprio da questa attività oppositiva che genera tensione, blocchi, impedimenti. C’è anche la solitudine, quando scopri che nessuno può fare certe cose al posto tuo. Per quanto gli altri ti stiano vicini, la vita è solo tua, la battaglia è solo tua. Tue sono la ricerca e la scoperta.
Una risposta possibile, sana ed autonoma è allenare la mente a rilassarsi proprio di fronte alle cose più difficili.
Impariamo dunque a stare fermi di fronte ai problemi invece di cercare ossessivamente di risolverli; a starci dentro, in una condizione di ascolto, invece di scappare dentro a visioni che sono solo interpretazioni arbitrarie. Integriamo ogni esperienza, emozione, sensazione fisica a cui, in fondo, tutto si riconduce. Se sappiamo come fare, possiamo ricavare piacere da ogni esperienza!
Integrare significa “non separarsi”, o meglio “ricongiungersi”, re-integrare, ascoltandole, quelle parti dell’esperienza che abbiamo allontanato da noi, con le modalità proprie della repressione. (leggi il post sull’integrazione)
Dobbiamo però intenderci sul significato della parola “piacere”: è tutto quello che ha un valore, un senso e perciò procura un godimento, anche minimo. Non siamo portati a considerare significativi e fruibili i piccoli piaceri della vita. Jim Leonard dice “se metti in centrifuga un ravanello, non puoi ottenere che qualche goccia di succo: è la natura del frutto.”
Nella nostra cultura riserviamo ai poeti, alle persone sensibili, oppure ai bambini, la capacità di cogliere tutto quello che è piccolo, sfumato o appena accennato. Un colore, un pensiero, una sensazione, una parola buona, un gesto affettuoso o un piccolo piacere, passano quasi inosservati alla maggior parte della gente, come se non valessero abbastanza.
Non ci soffermiamo sul fatto che la vita è fatta soprattutto di cose come queste. Perderle, vuol dire perdere la maggior parte delle esperienze piacevoli che possiamo vivere.
Un altro aspetto è il rifiuto di ciò che è buono, bello e sano, oppure che produce emozioni troppo forti o nuove.
Mangiare cose buone e sane, prenderci cura del nostro corpo, cercare il dialogo e il rapporto con le persone, imparare cose nuove, essere curiosi, stimare chi fa cose buone, non giudicare. Godere della vicinanza di chi ci ama, apprezzare una lode, lasciare trapelare un sentimento, una lacrima… continua tu la lista!
Spesso la gente rifiuta l’idea stessa di meritare di più, avere il diritto di essere pagata, vedere riconosciuti i propri meriti, godere il piacere fisico o sessuale. Alleniamoci a recuperare il giusto senso delle cose. Jim leonard l’ha chiamata “ tolleranza del piacere”. Per coglierlo, bisogna vivere in certe condizioni:
– essere rilassati, ascoltando ogni tensione per poterla rilasciare;
– stare in ascolto, attenti alla propria interiorità, altrimenti non possiamo percepire nulla di noi stessi;
– respirare, perché questa attività che sembra automatica, in realtà varia continuamente e spesso, come risposta alle emozioni, si blocca.
Su queste condizioni si basa la capacità di percepire tutte le fonti possibili di piacere, cioè non perdere quello che la vita può darci veramente. “Ma è poco” obietterà qualcuno. “E’ quello che è, ma è qualcosa” è la risposta. O lo percepisci, o lo perdi. Cosa preferisci?
Jim Leonard, nella metodologia di Vivation, diceva: “godi ancora di più, aumenta il tuo piacere nel sentire quello che senti.”
A qualcuno potrà sembrare una frase senza senso, ma prova a farlo.
Immediatamente puoi accorgerti delle cose che interferiscono con uno stato rilassato, aperto e disponibile, condizione per trarre da qualsiasi cosa il massimo piacere.
Se vuoi posso insegnarti come si fa, cosicché tu lo possa fare da solo.
E’ un arte….facile, che da sempre risultati quando la si usa, e sono risultati a vasto raggio.
Chiamami per scoprire la capacità che hai già di usare il potere dell’integrazione.